Artemide, Diana, Dea della Caccia

Storia, mitologia e leggenda di Artemide, Dea della Caccia e del Parto

Identificata con il nome di Ecare durante il periodo classico è denominata Diana nella mitologia romana. Artemide è la sorella gemella di Apollo, nata quindi dall’unione extraconiugale tra Zeus e Lato. Dea della caccia, della selvaggina e dei boschi, venne adorata anche come Dea del parto. Si narra infatti che aiutò la madre a partorire il fratello gemello Apollo.

Artemide, Dea della Caccia

La rappresentazione iconografica più diffusa della Dea della Caccia è quella che tutti conosciamo. Ci appare vestita di un leggero e corto abito, calza stivali da caccia, è dotata di arco e frecce d’argento. Impugna, inoltre, una faretra e in sua compagnia ritroviamo sempre un cervo o un cane.

Al momento della nascita di Artemide, Era, moglie di Zeus, vietò a Lato di partorire su qualsiasi terra ferma. Per tale ragione il Dio dell’Olimpo creò un’isola non legata ancora alla terra che chiamò Delo. Qui la Dea della Caccia e suo fratello Apollo finalmente poterono nascere.

Divenuta adulta, la dea espresse fermamente dei desideri a suo padre Zeus ed egli accontentò la figlia esaudendoli. Questi erano: non dover mai rinunciare alla sua verginità e di conseguenza non contrarre matrimonio. Inoltre, di avere sempre a disposizione cani da caccia con basse orecchie ed infine possedere un carro trainato da cervi e tante ninfe come compagne di caccia.

A testimoniare e confermare il valore e considerazione da parte di Artemide rispetto alla propria verginità sono state tramandate fino a oggi, le storie dei poveri Atteone, principe tibetano e del cretese Siproite entrambi ammaliati dalla sua bellezza ed entrambi uccisi per aver posato lo sguardo sul suo bellissimo corpo nudo.

I poveri giovani infatti, ebbero (in momenti diversi), entrambi la sfortuna di incontrare la Dea Artemide mentre era intenta a fare un bagno nelle splendide acque di un fiume. Per vendicarsi del fatto di essere stata osservata così impunemente trasformo entrambi i giovani in cervi e li fece sbranare dai sui cani.

Artemide e i suoi amori

Come per il fratello gemello Apollo, anche su Artemide si raccontano storie d’amore, vendetta e coraggio. Tra le più conosciute vi è quella di Niobe, moglie di Aufione e regina di Tebe, la quale venne punita per aver deriso Lato (madre di Artemide e di Apollo), denigrandola per aver concepito solo due figli a differenza dei suoi quattordici figli perfettamente suddivisi in sette maschi e sette femmine.

Per vendicarsi della vanitosa Niobe e difendere così l’onore della madre, Artemide e Apollo uccisero quasi tutti i figli della regina di Tebe, ne risparmiarono appunto, solo due.

Per il dolore insopportabile Aufione si tolse anch’egli la vita e Niobe venne tramutata da Artemide in pietra e scagliata in un luogo sperduto del deserto egiziano. Come per Apollo, Artemide fu paladina dei Troiani nella battaglia contro i greci