Segreti e misteri di Castel del Monte
Adria (BT)
Castel del Monte è situato in Puglia, a 540 metri sul livello del mare. Si trova nella Murgia andriese in terra di Bari. Il sito è affascinante e selvaggio allo stesso tempo, lontano dal traffico chiassoso e dai rumori di una civiltà irriverente. Si raggiunge attraverso la diramazione B della S.S. 170 Spinazzola-Ruvo. Il territorio in cui è ubicato il maniero è caratterizzato dalla presenza di suggestivi trulli. Questi si alternano ad ampie rade delimitate da muretti a secco utilizzati per lo stallaggio del bestiame.
La posizione di Castel del Monte
Infatti, alcuni particolari toponimi e la presenza di jazzi indicano chiaramente la destinazione del posto al pascolo stagionale. Fino a qualche anno fa si è ritenuto che l’aspetto brullo del territorio che circonda il castello sia come si presentava nel Medioevo. Ma un’attenta analisi della flora spontanea costituita prevalentemente da lentisco (pistacia lentiscus), rovo (rubus fruticosus), cappero (capparis spinosa) e mirto (mirtus communis), ha evidenziato un paesaggio che si è andato via via modificando nel corso dei secoli.
Infatti oggi constatiamo la presenza di un bosco degradato a causa dell’intensa attività edilizia dei centri limitrofi. Questo degrado è iniziato nel XII secolo sino alla fine dell’Ottocento. Che il castello fosse situato all’interno di un bosco è ampiamente documentato dal contratto della sua cessione. Questa è avvenuta nel febbraio del 1876 tra il Duca Ferdinando Carafa e Ruggero Bonghi per 25.000 lire.
Ma qual era l’originario aspetto del paesaggio circostante? La toponomastica odierna ritiene che l’iniziale denominazione del luogo fosse Castel del Monte o Castromonte. Realmente, però, sarebbe dovuta essere quella di “Santa Maria del Monte”. Questo per la presenza di una cappella riportata nella missiva del 28 gennaio 1240 con la quale Federico II, trovandosi a Gubbio, ordinò a Riccardo di Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, di completare velocemente (sine mora) i lavori di completamento del castello: “Cum pro castro, quod aput s. Mariam de Monte fieri volumus per te…”.
Le origini
Sembrerebbe che accanto alla cappella o all’interno dell’edificio stesso vi fosse un piccolo monastero benedettino preesistente. Questo è riportato in numerosi documenti che lo designano come “monasterium Sancte Marie de monte quod in territorio tranensis civitatis situm est…” e in un documento del 1120 firmato dal Papa Callisto II. Forse, la vera denominazione del monastero, così come riporta l’Haseloff, era “Sanctae Mariae de Monte Balneoli”. Qui, nel 1258 si insediarono i monaci Cistercensi provenienti da Santa Maria d’Arabona.
Si ritiene che lo stesso Federico II abbia visitato il sito intorno al mese di marzo del 1234 in quanto il giorno 20 dello stesso mese si trovava a Trani per “verdere la fabbrica dello castello”. Stando alla documentazione pervenutaci e a quanto dichiarano sia lo Spinelli che il Merra, sembrerebbe che l’edificio sia stato adibito anche come prigione.
Carlo I D’Angiò
Infatti ai tempi di Carlo I d’Angiò vennero aggiunte sulle torri le “bertesche” con feritoie. Questo allo scopo di collocarvi le guardie così come riportato in un documento angioino datato “Brindisi 13 aprile 1277”. Una parte di queste bertesche era ancora visibile nel 1879 quando iniziarono i restauri. Questo si desume dalla litografia pubblicata nella prima edizione dell’opera del Merra. Ma ancora oggi continua una sorta di diatriba tra alcuni studiosi circa l’origine e la datazione della costruzione del grandioso monumento. Uno dei primi che se ne occupò fu Maria Pratilli il quale scrisse nel 1745.
“……è una rocca molto antica e di eccellente struttura situata sul dorso di un alto monte se pure non fosse ella servita nei secoli della gentilità per uso di monumento sepolcrale, ridotta poi da Greci, o dai Saraceni, o dai Longobardi in fortezza… Notizie o tradizioni di questo edificio mancano affatto non essendovi né iscrizione né altro, che possa assicurarcene, ma solamente alcuni geroglifici”.
Altri studiosi hanno individuato in Castel del Monte l’antico villaggio di Netion, menzionato dallo storico Strabone. Anche se questo sito sembra giustamente riportare a un vasto insediamento preclassico presso Andria. Sulla scorta delle prime indicazioni scaturì l’ipotesi della “villa romana” fortemente presentata da Vito Sgarra.
A entrambi pareva che l’intera opera fosse una evidente tendenza al classico… Codesti lavori ricordano la scuola di architetti, marmorari e mosaicisti romani. Tommaso Riccardo Bellapianta, in alcune sue memorie sulla città di Andria, afferma che il normanno Roberto il Guiscardo, avendo distrutto l’antica fortezza longobarda ivi esistente, abbia costruito, grazie a un ingente tesoro rinvenuto nel territorio fra Andria e Trani, il 1 maggio 1073, un castello da lui denominato “Bellomonte”. Successivamente il figlio Ruggero vi avrebbe posto una porta di bronzo tolta a Palermo da suo padre. Questa fu poi rimossa da Carlo I d’Angiò.
di Vincenzo dell’Aere
tratto dal libro Castel del Monte Vai al libro
Segreti, misteri e verità nascoste
AUTORE: VINCENZO DELL’AERE
FORMATO: 15 X 21
PAGINE: 96
ISBN: 978-88-89713-21-1
Castel del Monte
In questo libro, estremamente intrigante, coinvolgente e corredato di stupende immagini, vengono riportati gli inediti risultati delle indagini svolte dall’autore per oltre un trentennio nell’enigmatico Castel del Monte: tempio iniziatico di Federico II di Svevia.
La costruzione, dalla forma insolita ed unica, ha nascosto per secoli misteri e segreti che solo oggi è stato possibile decodificare. Ma anche comprendere grazie alla passione ed alla tenacia di Vincenzo Dell’Aere. Per decenni si è parlato di Castel del Monte come una sorta di maniero fortificato o casina di caccia voluto dal monarca svevo, quale testimonianza del potere imperiale.
Perciò è stata sviluppata una ponderosa e puntuale ricerca storica, archeologica ed esoterica che ha finalmente riportato alla luce verità taciute ed a volte scomode che hanno confermato l’estraneità del monumento ad una sua utilizzazione militare o ad un suo uso collegato alla caccia.
Ma la vera svolta è stata fornita dalla “lettura esoterica” di quanto contenuto nel prezioso scrigno del sapere e dalla straordinaria scoperta di altri due importanti criptogrammi che hanno fugato gli ultimi dubbi circa la vera utilizzazione dell’ottagono di pietra.