I misteri della Pietra della Sibilla
Il Museo della Grotta della Sibilla – Montemonaco (AP)
Il parco del Monti Sibillini è un ambiente magico. La catena che domina l’Italia centrale è stata denominata da Giacomo Leopardi “monti azzurri” come a indicare un mondo ultraterreno, un luogo celeste di cui è possibile varcarne la soglia, per questo vengono chiamati anche Monti di Vetro.
Qui ha sede la leggendaria Grotta della Sibilla, un antro sulla vetta degli Appennini antica dimora della Sibilla, sacerdotessa con poteri divinatori, di predizione del futuro ma anche di intercessione tra uomo e divinità.
L’antico luogo sacro dedicato alla dea Cibele
Oggi l’accesso alla grotta è bloccato, anche se sempre pervaso da un’aura magica perché circondato da una corona di rocce, come un simbolo di regalità. È considerato anche l’antico luogo sacro dedicato alla dea Cibele, dai particolari rituali erotici, che vi avrebbe dimorato prima della Sibilla, anche se per alcuni le divinità coincidono. Questo perché nel Medioevo la sacerdotessaalimentava la sua particolare fama di donna seduttrice e ammaliatrice, attirando a sé i cavalieri in cerca di avventure.
Famosa è la leggenda del trovatore italiano Andrea da Barberino, il quale narra del Guerin Meschino, un cavaliere che si recò alla ricerca dei suoi genitori fino a Norcia e alla grotta della Sibilla, per interrogarla ma senza ottenere risposta. Egli riuscì tempestivamente a sottrarsi a un tentativo di seduzione, grazie ad alcune preghiere suggeritegli da un eremita.
L’antro della Sibilla
Altri cavalieri seguirono il mito intraprendendo la ricerca della grotta, lo stesso Antoine De La Sale la visitò nel 1420, fornendo per iscritto informazioni preziosissime. E non solo. Interessante è il suo disegno con minuzia di particolari al pari di una mappa del tesoro.
Egli descrive l’antro della Sibilla come un’ampia stanza scavata nella roccia e sedie scolpite con lo stesso materiale. In fondo alla grotta ha inizio un tunnel che si addentra nel cuore della montagna. Racconta di aver anche tentato di calarsi nella voragine, e di esserne uscito miracolosamente attraverso un forte anomalo risucchio.
La Sibilla, chiamata anche fata Alcina, è stata identificata in alcuni casi come una fata buona, saggia e protettiva: infatti attorno a lei ruotano storie legate alla presenza di fate-ancelle. Oltre alla grotta sono presenti “fonti”, “sentieri” e “strade” delle fate, le quali, durante la notte, visitavano i villaggi per insegnare l’arte della tessitura e della filatura, facendo ritorno sui monti all’approssimarsi dell’alba. Identificate come serve del diavolo, perché descritte con zampe di capra che spuntavano dalle loro lunghe gonne, con le loro doti ammaliavano i giovanotti, danzandoci nelle notti di plenilunio.
La Pietra della Sibilla: un antico altare pagano?
Altri angoli più oscuri colorano l’aura favolistica del territorio, angoli legati ai demoni, dagli inequivocabili nomi di Gola dell’Infernaccio, Pizzo del Diavolo, Passo Cattivo e Lago di Pilato (chiamato anticamente Lago della Sibilla), dove si riunivano maghi e alchimisti. Oggi la memoria di tutto ciò è affidata al Museo della Sibilla nella Villa Curi a Montemonaco (AP), dove sono esposte pergamene, libri antichi e la misteriosa Pietra della Sibilla, un sasso piatto scuro, probabilmente l’antico altare pagano di quella zona. Essa contiene alcune incisioni indecifrate: secondo la tradizione veniva utilizzata dalla stessa Sibilla per compiere i propri rituali divinatori e avere accesso all’aldilà. Forse la Sibilla lo conosceva bene, forse aveva trovato quel passaggio multidimensionale che le permetteva di conoscere il futuro. Dopotutto, negli splendidi Monti di Vetro, seppur “trasparenti” per il loro azzurro intenso, nulla appare così come sembra.
di Isabella dalla Vecchia
tratto dal libro Oggetti, misteriosi, inspiegabili e magici in Italia
Dall’orologio a moto perpetuo di Zamboni al computer di pietra di Matelica, dal martello dell’Agabbadora al baroscopio in grado di prevedere i terremoti. “Oggetti, cose senza anima” ma è davvero così? Non proprio. Perché quando essi parlano sanno raccontare storie incredibili, vicende della nostra storia che avremmo altrimenti dimenticato.
Questo libro raccoglie una serie di antichi oggetti rintracciabili in ogni angolo della penisola italiana, vanto della nostra cultura, replicati e diffusi da scienziati e artisti di tutto il mondo. Il Disco di Festo viene studiato in ogni angolo del nostro pianeta? È una probabile copia del nostro Disco di Magliano. La ghigliottina? È un’idea di Guillotin dopo aver visto quella di Caravaggio. Le vicende di Re Artù? Sono state narrate per la prima volta in Italia. Questo è solo un assaggio delle decine di oggetti insoliti e magici descritti in questo libro. Oggetti misteriosi e inspiegabili, eterna eredità di un passato ancora in gran parte ignoto.
AUTORE: ISABELLA DALLA VECCHIA
PREFAZIONE: SABRINA PIERAGOSTINI
FORMATO: 15 X 21
PAGINE: 151 (con inserto a colori)
ISBN: 978-88-89713-45-7