Gazzella: simbolo di attenzione e sostegno reciproco
La Gazzella è un mammifero erbivoro appartenente alla sottofamiglia degli Antilopini. Rinomata per la sua incredibile velocità, essa può raggiungere una accelerazione massima di 100 km/h durante la corsa. Caratterizzata da un corpo agile e snello, la Gazzella presenta lunghe e sottili gambe. È un animale attento a non eccedere nella propria alimentazione, così da non appesantirsi ed essere sempre scattante e veloce come il vento. Nella tradizione Vedica, infatti, era il simbolo del dio del vento Vayu.
Il significato e la simbologia della Gazzella
La Gazzella ama vivere in zone in un cui la vegetazione si fa più rada, così da potersi alimentare il giusto e poter avere ampi spazi dove vivere in gruppo. Generalmente, in una mandria a riposo, uno o più esemplari alternano fasi di sonno e di veglia per restare sempre allerta in caso di attacchi da parte dei predatori. Questo animale, quindi, è simbolo di attenzione e sostegno reciproco.
La Gazzella, per la sua sinuosità, è anche simbolo di eleganza. Tale simbologia è riconosciuta anche in Medio Oriente. Tranquilla e con passo leggiadro, effettua i suoi spostamenti quasi non volesse appesantire la terra con la sua presenza. Simbolicamente, questo atteggiamento, indica la gentilezza e il rispetto che dovrebbe essere praticato durante la propria esistenza. Poiché siamo tutti esseri di passaggio in questo mondo, essa ci insegna a non lasciare “impronte” se queste non sono strutturate di sensibilità e amorevolezza. È importante sentirsi sicuri e al sicuro e, allo stesso modo, lasciare che anche gli altri non si sentano minacciati e possano dare e ricevere fiducia. La Gazzella, in quanto animale totemico, è di supporto quando ci si sente vulnerabili, infondendo calma e lucidità per affrontare le situazioni.
La Gazzella nella tradizione popolare
Nel Buddismo, ai lati della Ruota del Dharma (termine sanscrito che può essere tradotto come legge cosmica/legge naturale) vengono raffiguarate le gazzelle. Secondo la tradizione, pare che ad ascoltare il primo sermone di Buddha o del Dharma, siano state proprio queste splendide e pure creature.
A cura di Silvia Scanu