Geco: simbolo di adattabilità, forza di volontà e rigenerazione
Il Geco comune, è un piccolo rettile appartenente alla famiglia dei Fillodattilidi. Diffuso in tutto il mondo, ama vivere nelle località temperate. Il suo colore varia dal grigio-bruno al roseo-maculato. Tuttavia, nei paesi più caldi, vivono specie dai colori molto brillanti. Il Geco ha una grande capacità di mimetizzazione, così da scampare ai pericoli o adattarsi all’ambiente. Un’altra curiosa peculiarità di questo simpatico animaletto, è la capacità di autoamputarsi la coda; in questo modo, il corpo risulta più leggero e veloce e, al contempo, può destabilizzare i predatori. Esattamente come per le lucertole, la coda, una volta persa, ricresce velocemente e della stessa dimensione della precedente. Amato dai più, il Geco si nutre di piccoli insetti quali mosche, falene o zanzare, mantenendo l’ambiente pulito e gradevole per l’uomo.
Il significato e la simbologia del Geco
Tuttavia, in alcuni paesi si crede che porti sfortuna. Taluni sono addirittura convinti che sia un essere velenoso. Nulla di più sbagliato! Il Geco è un animale totalmente innocuo. Secondo una credenza popolare, nel caso in cui passasse sopra la pancia di una donna in dolce attesa, causerebbe l’aborto del bambino. Credenze errate, frutto – in parte – dell’alone di mistero di cui si circonda, da secoli, questo piccolo rettile.
Simbolo di adattabilità, forza di volontà e rigenerazione, il Geco sprona l’essere umano a disfarsi di tutto ciò che lo appesantisce, sapendo che può contare su se stesso e sulla capacità di superare qualsiasi ostacolo uscendone indenne. Esso, pur avendo dimensioni ridotte (massimo 15 cm, coda inclusa), è dotato di particolari setole che permettono alle sue piccole zampe di potersi arrampicare su qualsiasi superficie. Inoltre, sarebbe in grado di supportare un peso 20 volte superiore al suo. Simbolicamente, invita ad affrontare la vita senza abbandonarsi alle emozioni negative.
Inoltre, oggi, è divenuto simbolo di buona fortuna ma, secondo il folklore, vederlo sorridere sarebbe indice di cattivo presagio.
A cura di Silvia Scanu