Significato e simbologia dello Gnu

Gnu: simbolo di vitalità, protezione, socialità e consapevolezza

Lo Gnu è un’antilope appartenente alla famiglia dei bovidi. Dalle curiose caratteristiche fisiche, assomiglia in parte a un bue, in parte a un cavallo e in parte ad un’antilope. Presenta un manto grigiastro con striature nere sui fianchi, sulla criniera e sulla coda. Lo Gnu appare come un animale dall’aspetto imponente, con una lunghezza di circa 2,30 metri e un’altezza di 1,40 metri. Inoltre, il suo peso può arrivare fino a 270 kg. Animale erbivoro, egli si ciba di cespugli ed erbe delle savane africane in cui vive. Questo grande mammifero, mostra la sua forza vitale già a pochi minuti dalla nascita, essendo in grado di correre a soli 40 minuti di vita.

Il significato e la simbologia dello Gnu

Simbolo di vitalità, protezione, socialità e consapevolezza, lo Gnu trasmette preziosi messaggi all’essere umano.

Animale coraggioso, si sposta costantemente in numerosi branchi, alla ricerca di posti non troppo aridi che gli assicurino l’approvvigionamento di acqua e di cibo. Invita l’uomo a vivere serenamente all’interno di un gruppo, sia questo di lavoro, di famiglia o in ambito sociale. Mostra come, sentirsi parte di una comunità, non escluda la personalità individuale – anzi, al contrario, ciascun individuo può apportare il suo contributo affinché tutti possano beneficiarne.

Significato e simbologia dello Gnu

Nel gruppo ci si sostiene e ci si protegge a vicenda, in questo modo qualsiasi “attacco” esterno risulta meno – o per nulla – rovinoso.  Sentirsi uniti, è sentire la forza del cuore espandersi. Come lo Gnu, anche l’essere umano dovrebbe “migrare” dove può crescere ed evolversi, facendo delle esperienze vissute tesoro per l’anima.

Lo Gnu è un animale che ama la compagnia anche di altre specie, quali zebre e altre antilopi di diversa famiglia e, quest’attitudine sociale, è un messaggio sull’importanza del confronto con chi è dissomigliante da noi. Invita, inoltre, a godere del momento presente che si sta vivendo, a sentirsi “nel posto giusto” consapevoli che, quando si sta bene, ovunque può essere Casa.

A cura di Silvia Scanu

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