Merlo: simbolo della comunicazione
Il Merlo è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia dei Turdidi, diffuso su tutto il territorio europeo. È un animale onnivoro e si nutre principalmente di vermi, insetti, larve, frutta, semi e cereali. Tuttavia, ha una grande capacità di adattamento sviluppatasi anche nella dieta, consentendogli di nutrirsi di ciò che trova nell’ambiente circostante. È noto per le sue doti canore particolarmente armoniche, in grado di riprodurre suoni simili a veri e propri brani musicali.
Il significato e la simbologia del Merlo
Sin dai tempi antichi, il Merlo, è stato protagonista di diversi miti e leggende. Secondo il folklore popolare italiano, si dice che udirlo cantare indichi la fine dell’inverno e l’inizio della bella stagione. Questo splendido passeriforme, è solito cantare all’alba e al tramonto e, per tale motivo, si narra che sia in grado di aiutare le persone a connettersi con il mondo dell’invisibile. Messaggero spirituale, il Merlo invita ad ascoltare la chiamata interiore e a intraprendere una vita guidata dal cuore. Incontrare uno, dovrebbe portarci a riflettere sul nostro scopo di vita, su come ci stiamo comportando per adempiere a ciò che siamo stati chiamati a compiere.
Simbolo della comunicazione, il Merlo – con il suo canto – ci mostra l’importanza delle parole. Con ciò che diciamo possiamo creare una soave melodia o ferire chi ci ascolta. Fare in modo da pronunciare solo parole gentili e sincere, è l’inizio della miglior canzone della nostra vita, piacevole da udire per chiunque ne venga a contatto.
Il Merlo nella leggenda
Per i Celti, i merli, erano animali sacri a Rhiannon: con la loro melodia, erano in grado di far cadere in trance i comuni mortali che, una volta ripresa coscienza, avrebbero ricordato i segreti della magia.
Secondo un mito dei Nativi Americani, erano uccelli rappresentativi della Madre del Grano. Vedere un Merlo beccare il grano sarebbe stato indice di carestie, tanto da spingere gli esseri umani a riti propiziatori per ribaltare le sorti.
A cura di Silvia Scanu