Il Sacro Calice
Il Santo Graal è considerato la coppa da cui il Cristo bevve all’Ultima Cena. Inoltre fu usata da Giuseppe di Arimatea per raccogliere il sangue di Gesù agonizzante sulla croce. Questo episodio, fu introdotto nelle leggende arturiane da Robert de Boron nel suo componimento romantico “Joseph d’Arimathie”. Questo fu probabilmente scritto nell’ultima decade del XII secolo o nei primi anni del XIII secolo.
Santo Graal: la leggenda
Nelle prime fonti e in altre successive, il Graal è qualcosa di molto differente. Il termine ”Graal” viene dal latino “gradale”, che significa piatto portato a tavola durante le varie tappe o momenti (in latino “gradus”) del pasto. In Chretien de Troyes e altri scrittori, tale piatto è inteso come il “grail”. Chretien, per esempio, parla di “un graal”, un grail o un grande piatto riferendosi a più di un significato. Secondo alcune tradizioni e leggende la sacra coppa passo di mano in mano all’interno dell’Ordine dei Templari fino ai nostri tempi.
Si pensa ancora infatti che questo oggetto, carico di misticismo e mistero, sia nascosto in una delle tante fortezze disseminate nel Vecchio Continente. Uno dei siti dove si pensa sia custodito il Graal è la Chiesa di Rennes le Chateau.
La valenza mistica del Graal
Per altri autori, questo prezioso oggetto si trova nel Castello di Montsegur eretto dai Catari. Per altri ancora è custodito nelle segrete di Castel del Monte voluto da Federico II di Svevia.
Altri studiosi indicano il Castello di Corbenic come possibile nascondiglio del Sacro Graal.
Secondo questa teoria fu portato in quel luogo da Giuseppe di Arimatea o da uno dei suoi discepoli. Se rimaniamo nell’ambito del ciclo delle leggende arturiane, i cultori lo collocano tra le mura della misteriosa Avalon, luogo di residenza le anime dei defunti e dove si racconta che riposi ancora il corpo di Re Artù.
Il Graal, con la sua valenza mistica è diventato nel corso dei secoli il simbolo di tutto ciò che l’uomo reputa irraggiungibile ma non solo.
Il Graal è simbolo di verità, di sapienza e dell’incessante ricerca di qualcosa che, per quanto ci sforziamo, non sarà mai del tutto definibile. Spesso, il calice di Gesù è associato all’idea di avventura, di viaggio e di scoperta ma anche di continue prove da superare. E questo lo possiamo riscontrare in molti poemi scritti sulla figura di Re Artù e dei suoi Cavalieri.